“Io non sono il vincitore della maratona. Invece, come dicono gli inglesi, io sono colui che ha vinto ed ha perso la vittoria"
Così scriveva Dorando Pietri sul Corriere della Sera il 30 luglio 1908.
Il 24 Luglio, alla parternza della maratona dal Castello di Windsor, c'erano 56 atleti, tra cui l'italiano Dorando Pietri con maglia bianca, calzonici rossi e pettorina numero 19.
Il ritmo altissimo imposto da alcuni maratoneti inglesi e l'insolita afa tremenda, trasformano ben presto la corsa in una gara ad eliminazione. Gli atleti dunque piano piano scoppiano a causa del loro stesso ritmo e, ad un miglio dal traguardo, Dorando si ritrova solo al comando.
Entrato dunque nello stadio di White City viene accolto da un'ovazione, sembra già tutto scritto, rimane da compiere un solo giro di pista.
Tuttavia Pietri va avanti per forza di inerzia, tanto che, appena entrato nella pista di atletica, si mette a correre nel senso sbagliato, poi, rimesso nella giusta direzione, cade dopo pochi metri con medici e giudici che la aiutano a rialzarsi, ma per Dorando è l'inizio di un incredibile calvario.
Intanto, dopo varie cadute, quando è ormai a soli trenta metri da traguardo, l'americano Hayes fa il suo ingresso nello stadio, il nostro Pietri, barcollando, riesce però a superare la linea di arrivo e, subito dopo, sviene.
A causa degli aiuti ricevuti per rialzarsi, l'italiano viene squalificato e perciò tolto dall'ordine d'arrivo.
La sua partecipazione alle Olimpiadi di Londra l’ha reso tuttavia immortale : numero 19 sulla maglia, il vantaggio accumulato sugli avversari, le sue cadute in prossimità del traguardo, i generosi quanto incauti interventi a suo sostegno effettuati da J.M. Andrew e da M.J. Bulger, la successiva squalifica, la commozione della regina Alessandra, l’iniziativa regale di consegnare allo sfortunato atleta una speciale coppa d’argento dorato (identica a quella del vincitore della maratona), l’articolo a difesa dell’atleta apparso sul Daily Mail per la firma autorevole di Arthur Conan Doyle, che si dice fosse tra coloro che lo aiutarano, inventore di una delle figure più celebrate della letteratura moderna, Sherlock Holmes.
Conan Doyle era in effetti presente in tribuna, a pochi metri dalla linea del traguardo, dato che era stato incaricato da Lord Northcliffe di redigere la cronaca della gara per il Daily Mail; il resoconto del giornalista-scrittore terminò con le parole:
"La grande impresa dell'italiano non potrà mai essere cancellata dagli archivi dello sport, qualunque possa essere la decisione dei giudici."
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